GRECIA #2
Il Peloponneso
Peloponneso uguale archeologia. Troppo poco. Eppure molte persone visitano questa penisola che si sfrangia nelle tre dita protese tra Ionio ed Egeo (Laconia, Mani, Messenia) per ritrovare luoghi del mito e della storia, Epidauro, Micene, il canale di Corinto. Invece il Peloponneso ha spiagge, baie bellissime, milioni di ulivi e frutteti, borghi medievali, tradizioni. E una cucina ben diversa dai soliti menu greci che propongono souvlaki e moussaka.
Se si arriva in auto, da Atene
Allora la prima, inevitabile tappa è il Canale di Corinto, lungo 6,3 km e largo solo 25,6 mt. Pochi sanno che fu Nerone a iniziarne la costruzione interrotta per la morte dell’imperatore. E l’opera fu realizzata solo nell’800. Purtroppo oggi il canale è assediato dal traffico stradale. Più scenografico il panorama dall’alto dell’Acrocorinto, acropoli greca, cittadella fortificata romana e bizantina con 5 km di mura. Per salire: cappello, scarpe robuste e occhiali da sole. Sono davvero emozionanti il teatro di Epidauro (IV sec.a.C.) e gli spettacoli del suo Festival estivo (luglio-agosto), uno dei primi in Europa, a mettere in scena le tragedie greche sin dal 1955. Per prenotare i biglietti, greekfestival.gr. Due piccoli segreti: c’è un secondo e più piccolo teatro ellenistico da scoprire in un aranceto di Paleo Epidaurus, il vicino villaggio di pescatori. Sette km prima di questo borgo, vale una visita, per la pace e gli affreschi, il monastero femminile di Iera Moni Agnountos dell’XI sec.
Dopo Epidauro, Micene con la celebre Porta dei Leoni, il regno di Agamennone, cuore di ogni mito omerico, portato alla luce da un archeologo altrettanto mitico, Heinrich Schliemann. In paese, prima del sito, si noterà il cartello La Belle Helene, Museo Schliemann. Era la sua casa e quartier generale, oggi un albergo sgarrupato che conserva intatta la sua stanza. Dove, volendo, si può dormire con grandissimo spirito di adattamento, persino nella camera che ha ospitato Agata Christie. Meglio limitarsi a una visita, soprattutto nell’ambiente-museo con foto e autografi di tutti i personaggi passati da qui, Jean Paul Sartre, Virginia Wolf, il musicista Debussy, l’attore Alec Guinness. Consigli: visitare Micene al mattino presto o prima della chiusura (alle 20) perché non c’è ombra, non mancare il museo e il tesoro di Atreo, suggestiva tomba con 14 mt di diametro, una cupola conica a pannelli concentrici alta 33 mt.
Da non mancare: Monemvasia ed Elafonissos
Non è facile trovare una cittadella bizantina ancora intatta che non sia solo un museo a cielo aperto, ma un luogo vivo, abitato. Questa è Monemvasia, coronata da mura alte 30 metri con un unico lato libero sul mare cobalto della Laconia. Un tempo era un’isola, ora collegata da una strada-ponte alla terraferma ed è un borgo completamente pedonale, perché vicoli e piazze lastricate sono le stesse in cui camminavano soldati e nobil signori franchi, veneziani, ottomani, mercanti di vino malvasia e i pirati, protagonisti della ricchezza locale. La città alta, il kastro, è rinata grazie a recenti restauri. Si sale fra pietre e cespugli di elicriso (scarpe antiscivolo) fino a Santa Sofia (XIII sec.) che ha il fascino delle chiese spoglie, piene solo di silenzio e memorie.
Il panorama sul mare, sulla distesa di cupole, archi, campanili di Monemvasia lascia senza fiato. La cittadella è affollata di turisti, ovvio, per la sua bellezza. Ma è impagabile perdersi tra piazzette, passaggi, volte di pietra, stradine. Fermarsi per un aperitivo al cafenìon del Malvasia, hotel diffuso negli edifici medievali (malvasiahotel-traditional.gr). Oppure per una degustazione nell’enoteca keliamonemvasia.com, che vende anche olio e olive organiche. Si fa scorta di miele e marmellate al Edodimopolio Honey Shop. Si curiosa nella bottega di gioielli artigianali di Anastasia Livieratou.
Si cena, solo per la vista e per il piacere di mangiare sotto le stelle, sulle terrazze di tokanoni.com. Il menu è di repertorio, ma per scoprire la nuova, alta cucina greca bisogna uscire dalle mura e andare al Kinsterna Hotel, masseria ottomana e veneziana con vigneto dove si producono Malvasia e un vin santo da collezione. Qui tutto è fascinoso, anche il suo ristorante Mouries (gelso) dove vanno in scena cernia al lime, agnello con purea di melanzane affumicate, vitello con chips di carote. Tutti gli ingredienti, verdure, carne, formaggi, provengono dall’orto organico o dalle fattorie del territorio. Un’esperienza (kinsternahotel.gr).
Da Monemvasia una stradina fra ulivi e campi di aglio scende a Punta dove ci si imbarca per Elafonissos. Ma prima di salire sul ferry, detour per la costa ad est di Punta e il Lago Stroghyli, rifugio di uccelli migratori, fenicotteri, anatre selvatiche, falchi di palude. Elafonissos è un’isoletta di solo 19 kmq e uno dei più importanti centri di pesca dell’Egeo. La sua perla è Simos Beach, eletta dal quotidiano inglese The Guardian come una delle spiagge più belle della Grecia, due baie separate da alte dune di sabbia dove fioriscono gigli di mare e asfodeli.
Spettacolari la spiaggia (purtroppo non solitaria), le sfumature di azzurro dell’acqua, un paradiso che ha rischiato di essere messo in vendita con la crisi economica, salvato dalla protesta unanime degli isolani. La traversata da Punta dura un’oretta quindi si può andare e tornare in giornata e, vista Simos Beach, seguire la costiera panoramica per Panaghia e il suo mare a tratti cristallo, a tratti turchese o azzurro come il manto della Madonna (Panaghia); all’orizzonte, una manciata di isolette. Gran vista dalla terrazza di Ta Nisia Tis Panaghias, taverna familiare dove lasciarsi guidare nella scelta dei piatti e del pesce fresco. Se è stagione, non perdere l’insalata di tonnetto e aneto.
Mani, l’assoluto selvaggio
Aspra, selvaggia, dai paesaggi assoluti, la penisola del Mani è la terra di mezzo, un dito di 115 km, a tratti largo solo 35 km. Forse uno dei luoghi più scenografici di tutta la Grecia, con le sue case torri che testimoniano le lotte fra clan familiari. Non a caso i manioti discendono dagli spartani e il nome del loro capoluogo, Aeropoli, è un omaggio alla divinità della guerra, Ares. Ma le faide sanguinose si sono interrotte quando è stato necessario fare fronte al nemico comune, gli Ottomani, nel 1821. L’eroe dell’indipendenza si chiamava Pètros Mavromichalis e un suo discendente, Dimitri, ha trasformato la torre del clan nell’albergo Pyrgos Mavromichalis, sul mare trasparente di Limeni, dove si può mangiare (prenotando) a filo d’acqua (pirgosmavromichali.gr).
Ogni luogo qui ha i segni della storia, è legato a un personaggio o a un mito. Si fa il bagno ad Ag. Varvara? basta alzare gli occhi per vedere un villaggio turrito. Omero, Ulisse? Ecco le grotte di Diros dove ci si inoltra in barca fra pinnacoli di stalattiti e stalagmiti, forse l’ingresso all’Ade. O forse l’accesso era in qualche punto di Capo Tainaron, il finis terrae, con il tempio dell’oracolo dei morti di Poseidone. Un luogo forte, dai paesaggi effimeri che cambiano a ogni curva della strada: terra gialla, triangoli di roccia in cui si intravede il mare esageratamente turchese, il vento e il profumo di salvia selvatica. Si va a Gerolimenas per imboccare il sentiero per Ag. Strateghos, incredibile chiesa bizantina affrescata ed ecco la storia di un magazzino dove un tempo si tenevano vino e olio destinati a Marsiglia e ad altri porti mediterranei. Il magazzino c’è ancora, appartiene alla stessa famiglia ed è ora il boutique hotel Kyrimai, Most Romantic Historic Hotel of Europe e un ristorante dove assaggiare le migliori specialità maniote, l’insalata di pomodori verdi, crostini, formaggio di capra e maiale affumicato, il polipo con mousse di cumino e carote, la pie con carne trita e salsa al miele (kyrimai.gr).
Bisogna partire con un libro in valigia, Mani, Viaggio nel Peloponneso (1958) di Patrick L. Fermor, scrittore ed eroe di guerra (una sua operazione durante la battaglia di Creta portò alla cattura del generale nazista Heinrich Kreipe). Fermor aveva una casa a Kardamyli, dove il Mani si addolcisce fra paesaggi verdi e ulivi. Dove ha ospitato un altro grande viaggiatore Bruce Chatwin, che qui scrisse i primi capitoli di Le Vie dei Canti. E dove volle, per testamento, la dispersione delle sue ceneri nella macchia, intorno alla chiesa di Ag. Nikolaos. La casa di Fermor fa parte del network di luoghi ed edifici storici del Museo Benaki di Atene e si può visitare prenotando: leighfermorhouse@benaki.gr , tel. 0030. 210. 36.71.090.
Se si arriva in areo, a Kalamata
Si atterra e si scappa via subito da Kalamata, verso il mare. Ma questa cittadina all’ombra del Taigeto, catena montuosa (2.404 mt) che separa Messenia e Laconia merita un poco di attenzione. Per il suo ricco Museo Archeologico costruito sul sito del vecchio mercato (archmusmes.gr), per comprare le più famose olive della Grecia al mercato contadino di Spartis Road. Per scoprire la modernità in una città piena di storia che è stata la prima a conquistare l’indipendenza e a pubblicare un giornale nazionale. L’Art Centre of Kalamata (8 Navarinou st.) promuove gli artisti greci con mostre ed eventi di video art. Opere di giovani creativi anche al Kounies Art Cafè famoso per gli infusi con le erbe di montagna (Amfias st,). E poi ci sono i locali trendy come Casagrande che piace ai giovani per i cocktail e la cucina fusion, dal sushi ai piatti mediterranei, in un edificio storico al n. 12 di Iatropoulou. Drink, atmosfera vintage e lounge jazz da Fox Trot (Aristomenous st.).
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Messenia, milioni di ulivi e spiagge premiate
Kalamata è la porta per la Messenia, il dito occidentale del Peloponneso, milioni di ulivi e di alberi di frutta, la spiaggia di Voidokolia fra due promontori, secondo il Times, una delle più belle del mondo, una baia di sabbia bianca, impalpabile, e di acqua turchese, senza ombrelloni e baretti. È vicina alla Laguna di Gialova, riserva naturale e uno dei più interessanti ecosistemi palustri d’Europa, rifugio di 250 specie di uccelli, dai fenicotteri ai germani reali. Voidokolia è legata anche a miti e al personaggio omerico del re Nestore, eroe della guerra di Troia. Nella cittadina di Pylos si visita il palazzo dove il sovrano accolse Telemaco, figlio di Ulisse, in cerca del padre. E a Voidokolia c’è una grotta intitolata a Nestore, dove il dio Ermes nascose il bestiame rubato ad Apollo.
La Messenia vanta anche un Patrimonio Unesco, il tempio dorico di Apollo Epicurio, progettato da Ictino, l’architetto del Partenone. Ed è emozionante aggirarsi fra le mura e i cortili del Castello di Methoni (1209) dove si infrangono le onde e l’aria profuma di salsedine. Ma nel mondo dei viaggi la Messenia è quasi sinonimo di Costa Navarino, due premiatissimi resort di lusso, con una spa di 4.000 mq, il campo da golf a 18 buche con la palma (2017) di European Resort of the Year. Ma la ragione per cui si parla tanto di Costa Navarino non solo solo i suoi servizi o la cucina gourmet, ma per la sua storia. O meglio quella dell’armatore Vassilis Konstantakopoulos che ha creato questo complesso in nome dell’ecoturismo, senza alterare il paesaggio.
Per costruirlo sono stati espiantati e ripiantati con successo 16.000 ulivi e 6.000 limoni, in una zona edificata solo al 10 per cento. Secondo National Geographic, Costa Navarino è un Energy Conscious Resort, con l’impianto fotovoltaico più grande della Grecia. E anche se a luglio e agosto ospiterà gli chef due stelle Michelin, Georgianna Hiliadaki e Nikos Roussos, sono orgogliosi dell’esperienza Messinia Authenticy, cioè pranzi e cene in casa delle massaie greche che cucinano secondo la tradizione.
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