3 letture per l’estate
Anche l’ambientazione dei libri a volte fa parte del piacere della lettura e dell’immaginarsi alla scoperta di storie e luoghi, alcune segnalazioni:
Il Colibrì di Sandro Veronesi, Nave di Teseo, neo vincitore del premio Strega
Marco Carrera è il colibrì. La sua è una vita di continue sospensioni ma anche di coincidenze fatali, di perdite atroci e amori assoluti. Non precipita mai fino in fondo: il suo è un movimento incessante per rimanere fermo, saldo, e quando questo non è possibile, per trovare il punto d’arresto della caduta – perché sopravvivere non significhi vivere di meno. Intorno a lui, Veronesi costruisce un mondo intero, in un tempo liquido che si estende dai primi anni settanta fino a un cupo futuro prossimo, quando all’improvviso splenderà il frutto della resilienza di Marco Carrera: è una bambina, si chiama Miraijin, e sarà l’uomo nuovo. A tratti ambientato nella lussureggiante marina Toscana. Dello stesso autore Caos Calmo.
L’enigma della Camera 622 di Joel Dicker, Nave di Teseo
Un fine settimana di dicembre, il Palace de Verbier, lussuoso hotel sulle Alpi svizzere, ospita l’annuale festa di una importante banca d’affari di Ginevra, che si appresta a nominare il nuovo presidente.
La notte della elezione, tuttavia, un omicidio nella stanza 622 scuote il Palace de Verbier, la banca e l’intero mondo finanziario svizzero.
L’inchiesta della polizia non riesce a individuare il colpevole, molti avrebbero avuto interesse a commettere l’omicidio ma ognuno sembra avere un alibi; e al Palace de Verbier ci si affretta a cancellare la memoria del delitto per riprendere il prima possibile la comoda normalità. Quindici anni dopo, un ignaro scrittore sceglie lo stesso hotel per trascorrere qualche giorno di pace, ma non può fare a meno di farsi catturare dal fascino di quel caso irrisolto, e da una donna avvenente e curiosa, anche lei sola nello stesso hotel, che lo spinge a indagare su cosa sia veramente successo, e perché, nella stanza 622 del Palace de Verbier. Ambientazione alpina fra Ginevra e Verbier. Dello stesso autore Il Libro dei Baltimore e Il Caso di Harry Quebert.
Voglio che sappiate che ci siamo ancora di Esther Safran Foer, Guanda
Esther Safran Foer è cresciuta in una casa in cui il passato faceva troppa paura per poterne parlare. Figlia di genitori immigrati negli Stati Uniti dopo essere sopravvissuti allo sterminio delle rispettive famiglie, per Esther l’Olocausto è sempre stato un’ombra pronta a oscurare la vita di tutti i giorni, una presenza quasi concreta, ma a cui era vietato dare un nome. Anche da adulta, pur essendo riuscita a trovare soddisfazione nel lavoro, a sposarsi e a crescere tre figli, ha sempre sentito il bisogno di colmare il vuoto delle memorie famigliari. Fino al giorno in cui sua madre si è lasciata sfuggire una rivelazione sconvolgente. Esther ha deciso allora di partire alla ricerca dei luoghi in cui aveva vissuto e si era nascosto suo padre durante la guerra, e delle tracce di una sorella di cui aveva sempre ignorato l’esistenza. A guidarla, solo una vecchia foto in bianco e nero e una mappa disegnata a mano. Quello che scoprirà durante il suo viaggio in Ucraina – lo stesso percorso che Jonathan Safran Foer ha immaginato per il protagonista del suo romanzo, “Ogni cosa è illuminata” – non solo aprirà nuove porte sul passato, ma le concederà, finalmente, la possibilità di ritrovare se stessa e le sue radici.
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